Osage Tribe / /

Chissà chi lo sa

OSage TribeI 50 anni li ho fatti il 18 aprile 2003, perciò nei primi anni '70 ne avevo 21 circa. Di quegli anni mi ricordo la voglia di fare che c'era, musicalmente parlando, la voglia di suonare, come se si sentiva nell'aria qualcosa che ti spingesse a fare questo, un entusiasmo che non era dettato dall'età, perchè la cosa coinvolgeva anche persone che erano più vecchie di me, che avevano già trent'anni e anche loro avevano la stessa voglia di fare, di costruire, di incidere qualcosa.
Analizzando bene, effettivamente erano più sogni e illusioni che altro. Noi abbiamo fatto la sigla di Chissà Chi Lo Sa, la trasmissione dei ragazzi al pomeriggio sul primo canale Rai. Era una trasmissione commercialee noi avevamo l'illusione di stare con un piede in due scarpe.

Cioè di fare da una parte musica leggera per guadagnare i soldi, e musica impegnata, rockettara per divertirci.

L'arrivo a Milano

Venivo dal sud, dopo un'annetto di gavetta, a Milano mi ritrovavo a fare la musica che mi piaceva guadagnando anche soldi, perchè di festival pop ce n'erano di tutti i tipi. Mi ricordo che esistevano tantissimi locali dove suonavi il progressivo e ti permetteva di vivere bene. Tieni presente che essendo così giovane, non avevo nemmeno la macchina e con i soldi che guadagnavo quando mi pagavo l'albergo, la casa in affitto dove abitavo, mangiavo bene. Che chiedere di più.

Le contestazioni

Come Osage non abbiamo mai avuto grossi problemi di contestazione. Ricordo invece cosa accadeva in alcuni concerti a cui ho assistito a Milano: arrivavano questi autonomi che tenevano il fazzoletto sulla faccia e cercavano di interrompere i concerti. Io in queste manifestazioni non le ho mai capite. In effetti io personalmente riscontrai qualche contestazione allorchè entrai nei Dik Dik come batterista, finita l'esperienza con gli Osage. Mi dicevano che ero un traditore, che andavo a suonare delle porcherie. Il binomio musica politica è stato disastroso, perchè in quell'epoca la politica ha portato solo dei casini, interruzioni di concerti, di gente che arrivava a urlare riprendiamoci la musica.

Il miglior concerto e i festival

Busta interna LPLo ricordo veramente grandioso e in quell'occasione mettemmo in imbarazzo la PFM. La foto che mi ritrae in quel concerto è apparsa sulla ristampa di un CD di Arrow Head. Si tratta del concerto al Teatro Massimo di Milano con la PFM, noi apriamo il concerto e c'era un mare di gente, qualcuno della PFM rimase colpito da quello che riuscivamo a fare noi tre da soli sul palco. Il pubblico ci acclamava, così come a Villa Panphili, mentre al seguito dei Trip ho partecipato al concerto del Parco Lambro . Erano festival organizzati bene, c'era tantissima gente, questa carica umana micidiale e ricordo per i consensi che avemmo. Vanno però ricordati i piccoli festival che nascevano un po' ovunque, nei paesini piccoli tipo Sospiro a Cremona, poi in provincia di Pavia, paesini di campagna che organizzavano i loro festival pop. E anche quelli ti permettevano di vivere. Poi, pian piano è sparito tutto, sia il piccolo festival che il grande e ci siamo trovati tutti come poveri scemi in cerca di altri spazi dove suonare oppure di altri mestieri. Riguardo gli stranieri era sempre un'esperienza importante poterli vedere suonare, ricordo i Deep Purple a Genova, i Led Zeppelin a Milano, per una manciata di minuti prima dell'interruzione, i Gentle Giant e i Jethro Tull li ho visti un paio di volte. C'erano artisti capiscuola, quindi si andava per imparare qualcosa, non tanto per passare una serata.

Ciao 2001

Ricordo diversi giornalisti di quello che all'epoca era il settimanale di musica più letto. Li incontravamo ai festival pop, ci facevano le domande a livello amichevole, stavano con noi, erano molto vicini a noi. Io seguivo un po' tutti quei giornali, ma Ciao2001 per me era il massimo, lo comperavo ogni settimana. Anche se aveva le sue preferenze, con qualche artista che vedevi spesso in copertina. Per esempio Alan Sorrenti deve molto a Ciao 2001.

I testi sugli Indiani

I testi degli Osage erano impegnati, riguardavano il mondo dei pellerossa, ma volendo leggere tra le righe era invece un messggio generale, parlava di pellerossa ma si cercava di parlare di fratellanza di pace. Con i Trip suonavo senza capire i testi che erano in inglese. Ci si impegnava insieme per trovare qualche intuizione, qualche idea che non fosse banale, che scatenasse qualche sentimento. Poi magari non erano cantati al meglio, perchè Marco Zoccheddu era soprattutto un chitarrista.

Incontri amichevoli

Ne ho incontrati molti di gruppi, per esempio i Biglietto per l'Inferno, Raccomandata con ricevuta di ritorno. Ma non c'è rivalità, pensa che provavamo a Genova in un ex convento e transitavano da lì i Garybaldi e i New Trolls. C'era un rapporto di totale amicizia tra noi. Bambi Fossati dei Garybaldi lo trovavamo spesso durante i festival pop, forse i New Trolls facevano la parte di quelli che erano arrivati. I migliori sono stati senz'altro quelli della PFM, seguiti dal Banco del Mutuo Soccorso e vorrei andare controcorrente ricordando i Pooh che nel loro genere sono stati dei capiscuola, con Stefano Orazio che proveniva da Il Punto di Roma, Red Canzian che aveva suonato con noi negli Osage, Dodi Battaglia che era e rimane un buon chitarrista.

Favolosi quei 70

Mi viene da ridere quando sento dei favolosi anno '60. Tutti i gruppi italiani di quegli anni non sapevano suonare, a parte i Ribelli e i Quelli. Quindi favolosi fino ad un certo punto. Nei primi '70 invece c'era un'atmosfera strana, ma bellissima. E circa la droga, quando abitavo a Genova il massimo che ci capitava erano le canne, solo pochi si facevano di LSD e eroina. In ogni caso rimane per me un'esperienza bellissima, che ancora rimpiango.